"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

15 settembre 2014

Medio Oriente, per milioni di bambini il ritorno a scuola è un sogno

By Radiovaticana
Fabio Colagrande

Mentre in Italia con il mese di settembre riaprono le scuole, per milioni di bambini in Medio Oriente il ritorno sui banchi è solo un sogno. A Gaza, in Iraq e Siria, guerra e violenze hanno compromesso anche il diritto all'istruzione e un'intera generazione rischia di perdere anni e mesi di scuola. Lo ricorda 'Agire' - l'agenzia italiana per la risposta alle emergenze che riunisce 10 organizzazioni non governative -  che con la Croce rossa italiana continua la raccolta fondi per portare soccorsi alle popolazioni colpite dai conflitti in Medio Oriente.  
"Ci sono bambini a Gaza che nei primi anni di scuola hanno vissuto già tre conflitti. Altri in Iraq e in Siria che negli ultimi anni sono stati spostati da una parte all'altra del loro paese", spiega Marco Bertotto, direttore di Agire. "Contesti difficili in cui l'educazione resta una delle poche possibilità per dare propsettive di ricostruzione alle giovani generazioni e assicurare a quelle regioni un futuro migliore". "Sempre più spesso - aggiunge il direttore di Agire - la scelta di destinare gli edifici scolastici ad alloggio per le comunità di sfollati - diventa, in Medio Oriente, obbligata".
"L'educazione a volte viene sottovalutata e si ritiene che le priorità in situazione di emergenza umanitaria siano solo alloggi, cibo e acqua. E' invece importante cercare di riportare i bambini a scuola o perlomeno a una realtà che assomigli alla scuola", spiega Daniele Grivel, capo missione Intersos ad Erbil, in Iraq. "E non è facile per minori che vivono in campi di diecimila persone. E' una problematica, inoltre, che riguarda gli stessi bambini curdi che hanno dovuto lasciare le loro aule per cederle agli sfollati senza un tetto". “Se non si troverà rapidamente una soluzione adeguata, specie ora che l'inverno è alle porte, - conclude l'operatore di Intersos - si acuiranno le tensioni tra le comunità curde locali e gli sfollati provenienti dalle altre province del paese".