"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

8 febbraio 2016

Appello ai funzionari governativi, politici ed alle autorità religiose di Mosul: le case dei cristiani sono state distrutte così come i loro monasteri storici e le chiese, mentre a Baghdad i radicali se ne sono impossessati

By Patriarcato Caldeo
Tradotto ed adattato da Baghdadhope


I cristiani sono un popolo nativo dell’Iraq; essi hanno aperto i loro monasteri, le scuole ed altre strutture per accogliere i musulmani che arrivavano dalla penisola arabica.
Oltre a ciò i cristiani iracheni hanno condiviso il loro ricco patrimonio con i musulmani, ed insegnato loro nei campi dell'istruzione, della medicina, della gestione, dell'agricoltura e della traduzione.
Non è sufficiente che l’ISIS abbia espulso da Mosul e dalla Piana di Ninive 120.000 cristiani che da 18 mesi vivono in tende e roulotte, oggi i terroristi stanno cancellando la loro memoria.
A Baghdad ci sono gruppi e individui che stanno occupando le case e le proprietà dei cristiani usando documenti falsificati perché la loro cultura permette loro di prendere possesso di una proprietà di un non-musulmano.
Vorremmo anche ricordare qui l’abuso doloroso e umiliante per i cristiani iracheni rappresentato dalla legge della Carta Nazionale Unificata (articolo 26/2) in cui si afferma che i minorenni cristiani devono convertirsi all'Islam se uno dei loro genitori lo ha fatto per una qualsiasi ragione.
Abbiamo incontrato i funzionari del governo ed alcune delle autorità religiose musulmane per discutere di ciò che abbiamo in comune, in termini di fede e come esseri umani che convivono in questo paese. Durante quegli incontri abbiamo ribadito la nostra lealtà verso l'Iraq in quanto nostra patria, e non abbiamo mai cercato vendetta, quanto piuttosto di vivere in pace con tutti gli iracheni.
Nessuna delle loro promesse è diventata realtà mentre si continua a cacciare i cristiani spingendoli ad emigrare.
Ancora una volta siamo costretti a rivolgerci alla coscienza dei funzionari del governo e delle autorità religiose (sia sciite che sunnite) perché facciano un serio passo verso la salvaguardia della vita, della dignità e delle proprietà del nostro popolo: esseri umani e cittadini iracheni. Sono inoltre inaccettabili le minacce alla loro vita, alla loro libertà ed alle loro proprietà, specialmente perché tale comportamento è lontano dal concetto religioso ed è considerato come un'altra forma di genocidio.

Ci auguriamo vivamente che questo appello venga ascoltato da chi di dovere.