"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

9 febbraio 2016

Ausiliare di Baghdad: proprietà cristiane nel mirino dei criminali, governo e polizia deboli

 
“Non sappiamo nello specifico quale milizie o bande siano responsabili di questi attacchi e violenze, tuttavia si tratta di un fenomeno presente, nel recente passato come nell’ultimo periodo, ed è una cosa che fa molto male ai nostri fedeli”.
È preoccupato mons. Shlemon Warduni per i sequestri di case e gli attacchi ad attività commerciali, centri culturali e luoghi di culto, fra cui chiese, che si verificano da tempo ai danni della comunità cristiana della capitale. Il vescovo ausiliare dei caldei di Baghdad parla ad AsiaNews di “milizie che agiscono sfruttando la debolezza del governo centrale e della polizia”.
In queste ore diversi media locali e internazionali rilanciano notizie di espropri ai danni della comunità cristiana della capitale - caldei, assiri e siri - ad opera di sedicenti “milizie sciite” sostenute dall’Iran. I malviventi costringono con la forza i proprietari a lasciare case e oggetti, secondo il principio che “i beni di un cristiano possono essere confiscati”.
Nella lettera pastorale inviata ai fedeli per Natale, anche il patriarca caldeo Mar Louis Raphael Sako aveva denunciato in modo ampio e diffuso il fenomeno, inserendolo all’interno dei mali che “affliggono la società”, alcuni dei quali colpiscono “in particolare i cristiani”. Sua beatitudine aveva parlato di “famiglie oggetto di attacchi mirati ed espropri da parte di delinquenti e gruppi estremisti”, rivolgendo un appello alle autorità per una maggiore sicurezza e protezione.
Come spiega il vescovo ausiliare di Baghdad è difficile attribuire una precisa collocazione a questi gruppi criminali e bande di malviventi, perché sono di “diversa estrazione” e hanno una collocazione trasversale all’interno del panorama etnico e sociale. Mons. Warduni parla di “bande, non un’unica milizia; sono vari gruppi di delinquenti, che operano principalmente per denaro”.
“La polizia risponde poco e male - prosegue il prelato irakeno - permettendo a queste bande di agire nell’impunità. Esse godono inoltre del sostegno e della copertura di istituzioni e governi stranieri, che li finanziano fornendo armi e operatività”. Mons. Warduni aggiunge anche che “poco importa sapere se queste violenze sono un fenomeno diffuso o limitato, perché hanno già seminato paura nella popolazione e anche fra i cristiani è alto il timore di attacchi”.
Le bande criminali colpiscono dove vi sono interessi e denaro, senza distinguere fra cristiani, musulmani, yazidi: “Entrano dove possono”, conferma l’ausiliare di Baghdad, che chiede “aiuto contro questi cannibali, che ci fanno morire giorno dopo giorno”. Al riguardo, per mons. Warduni è essenziale “la liberazione dei nostri villaggi e delle nostre cittadine”.
Per riportare la sicurezza “è necessario l’intervento di una forza internazionale, come i Caschi blu delle Nazioni Unite”, afferma il prelato, “garantendo al contempo l’unità nazionale, perché per noi la divisione rappresenta un male”. La divisione comporterebbe “la distruzione dell’Iraq, e vi sono molte forze in gioco che hanno interesse a dividere, sfruttando l’inerzia dell’America, dell’Occidente”. “Bisogna seminare pace e giustizia - conclude l’ausiliare di Baghdad - ed è necessario fermare la vendita di armi. Gente senza scrupoli che guadagna miliardi commerciando morte, criminali alla stessa stregua di Daesh [acronimo arabo per lo Stato islamico, SI]”.