"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

8 febbraio 2016

Vescovo di Baghdad: sostengo la giornata di preghiera e di digiuno voluta da ACS

By Aiuto alla Chiesa che Soffre

«Quando dei popoli si uniscono insieme per pregare, allora perfino la realtà può essere cambiata».

Con queste parole monsignor Jean Sleiman, arcivescovo di Bagdad dei latini, invita i «cristiani e gli uomini di buona volontà» di tutto il mondo a partecipare alla giornata mondiale di preghiera e digiuno per la Pace in Siria e in Iraq, promossa da Aiuto alla Chiesa che Soffre in occasione del prossimo mercoledì delle ceneri, 10 febbraio.
Attraverso l’iniziativa che porta il titolo: «Porterai la loro Croce per un giorno? Nel mercoledì delle ceneri prega e digiuna per Iraq e Siria», la fondazione pontificia invita tutti i cristiani del mondo ad unirsi in preghiera e osservare una giornata di digiuno per la pace nei due martoriati paesi mediorientali. È possibile prendere parte alla campagna anche attraverso i social network, utilizzando gli hashtag #fastandpray #carrythecross e #AshWednesday.Per evidenziare quale potere possa avere la preghiera, monsignor Sleiman ricorda la giornata mondiale di preghiera e digiuno indetta da Papa Francesco nel settembre 2013 per fermare una possibile azione militare in Siria da parte degli Stati Uniti. «Se allora non vi è stato alcun bombardamento è merito dell’iniziativa del Santo Padre».Inoltre, specie in questo difficile momento, i cristiani iracheni hanno bisogno di sentire la vicinanza dei fratelli nella fede di tutto il mondo. «È un aiuto essenziale sia a livello psicologico che spirituale. Quando ci uniamo in preghiera anche Dio è presente tra noi e questa Sua presenza dona nuova speranza ai cristiani d’Iraq».Il presule racconta della delicata situazione nella capitale irachena. «Al momento sembra tutto tranquillo, ma all’improvviso potrebbe scoppiare un’autobomba oppure degli scontri».Anche a Baghdad sono giunti molti dei cristiani fuggiti dallo Stato Islamico. Nel campo profughi Vergine Maria vi sono 135 famiglie cristiane rifugiate. «Aiuto alla Chiesa che Soffre ha fatto tanto per loro – afferma il presule – ha donato una cappella container per permettere loro di assistere alla messa e continua a fornire pacchi viveri e beni di prima necessità».
Monsignor Sleiman nota inoltre come sia necessario rispondere anche ai bisogni spirituali. «L’aiuto di ACS è prezioso perché voi sostenete anche progetti per la pastorale, per la formazione e per rafforzare la fede. Progetti essenziali per i cristiani iracheni».